Il futuro dell’energia non è più una prospettiva lontana: è già qui.
Nel 2024, secondo Irena, il 91% dei nuovi impianti a livello globale è stato realizzato da fonti rinnovabili. Un segnale chiaro: la direzione è segnata. Perché le rinnovabili non sono solo una risposta alla crisi climatica, ma anche la leva più concreta per ridurre i costi energetici, stimolare innovazione e creare occupazione qualificata.
In questo scenario il governo italiano ha approvato un decreto che semplifica gli iter autorizzativi, correggendo le criticità del Testo unico sulle rinnovabili entrato in vigore a fine 2024. Le nuove regole consentono di accelerare rifacimenti e potenziamenti fino al 15% della capacità, rafforzano le compensazioni per i Comuni e chiariscono i rapporti con la normativa edilizia. Un intervento che, nelle parole del ministro Gilberto Pichetto Fratin, «rimuove ostacoli e dà sprint al settore», favorendo così la crescita degli impianti green e la diffusione delle tecnologie di accumulo.
Il contesto internazionale impone infatti di correre: nel 2024 la capacità rinnovabile installata ha raggiunto i 582 GW, con l’Asia in testa e l’Europa a quota 850 GW. Per centrare i target 2030 occorrerà più che raddoppiare gli investimenti, dai 668 miliardi di dollari attuali a 1.500. Un impegno che porterà con sé anche un impatto occupazionale positivo, fino a 30 milioni di posti di lavoro.
Per l’Italia, semplificazione burocratica e convenienza economica sono i due binari su cui spingere. Come ricorda Ermete Realacci, presidente di Symbola, in un'intervista di oggi su Il Sole 24 Ore, «le rinnovabili, se fatte bene, convengono a tutti i livelli». Per le imprese lombarde ed europee è l’occasione di rafforzare competitività e sostenibilità, senza perdere il treno di quella che è ormai la vera economia del futuro.
Presentati a Cernobbio i risultati del Position Paper realizzato da TEHA Group in collaborazione con A2A
La rapida espansione della connettività e l’adozione su larga scala di tecnologie digitali (cloud, IoT e Intelligenza Artificiale) stanno generando una crescita senza precedenti nella domanda di dati da gestire ed elaborare, rendendo i data center infrastrutture strategiche per la competitività e la transizione digitale. La sfida è riuscire a trasformare impianti altamente energivori (nel 2035 potrebbero raggiungere il 4% dei consumi elettrici globali, il 13% in Italia) in alleati della sostenibilità urbana. Nel mondo si contano 10.332 data center, di cui più di 2.200 in Europa. L’Italia si posiziona al 13° posto con 168 strutture: la Lombardia emerge come polo strategico in rapida crescita, con Milano che concentra il 46% della potenza nazionale, già davanti a città come Madrid e Zurigo. Quattro le leve strategiche di efficienza individuate per garantire uno sviluppo sostenibile dei data center: recupero di calore, utilizzo di aree brownfield, PPA per rinnovabili e valorizzazione dei RAEE. In uno scenario di pieno sviluppo una loro applicazione integrata consentirebbe un risparmio complessivo di 5,7 milioni di tonnellate di CO₂ l’anno con un beneficio economico stimato di circa 1,7 miliardi di euro. Il solo recupero del calore di scarto dei data center potrebbe alimentare le reti del teleriscaldamento coprendo il fabbisogno termico di circa 800.000 famiglie, evitando l’emissione di 2 milioni di tonnellate di CO₂, pari a oltre il 5% delle emissioni degli attuali consumi residenziali. Un contributo concreto alla decarbonizzazione del settore. Sul fronte economico, lo sviluppo del settore in Italia potrebbe contribuire dal 6% al 15% della crescita annuale del PIL nazionale, abilitando fino a 150.000 posti di lavoro diretti, indiretti e indotti e rafforzando la competitività digitale del Paese.
Fòrema, ente di formazione di Confindustria Veneto Est, presenta il suo secondo Bilancio di Sostenibilità, evidenziando i risultati ottenuti nel periodo 2023-2024. Tra questi spicca il drastico calo del 21% nel consumo di energia elettrica presso la sede di Padova, passato da 66.576 kWh a 52.327 kWh in un anno, a fronte di un obiettivo iniziale del -5%. Questo importante risultato è stato raggiunto grazie all’introduzione di un vademecum anti-sprechi energetici per i dipendenti. Il report evidenzia anche il conseguimento della certificazione UNI/PdR 125:2022 per la parità di genere, raggiunto grazie a politiche su equità salariale, welfare, conciliazione vita-lavoro e smart working.
Con l’80% dei suoi 45 dipendenti a tempo indeterminato costituito da donne (36 su 45, con un incremento netto di due risorse rispetto all’anno precedente), Fòrema si conferma un punto di riferimento per percorsi formativi ESG, progetti europei e innovazioni nel welfare aziendale. Tra i prossimi obiettivi figura, inoltre, l’introduzione di indicatori specifici per misurare il rendimento di ogni euro investito in formazione e sicurezza sul lavoro. “Un modello di formazione responsabile che guarda all’impatto reale, ambientale e sociale, di ogni euro speso”, sottolinea Matteo Sinigaglia, Direttore Generale di Fòrema. Grande attenzione è dedicata anche al welfare aziendale interno, con un significativo ampliamento delle misure a sostegno dei dipendenti. Negli ultimi dodici mesi si sono registrati i seguenti dati: +15% di flessibilità oraria grazie a modalità di lavoro più flessibili; +22% di ore di formazione continua fruite dal personale; introduzione di buoni pasto e di sistemi di MBO (Management By Objectives) per incentivare le performance; nuove iniziative per il benessere psicofisico, tra cui corsi di yoga e mindfulness. In ottica di rafforzamento della vocazione internazionale, Fòrema ha partecipato a progetti europei come HR PLUS (per l’innovazione inclusiva delle risorse umane) ed Emma4EU (per la formazione agli acquisti sostenibili e la lotta alla deforestazione).
Questi percorsi rendono Fòrema un nodo attivo nelle reti europee, in grado di offrire alle imprese accesso a strumenti e risorse altrimenti difficilmente reperibili. Parallelamente, il rapporto con la comunità locale si è rafforzato attraverso corsi gratuiti dedicati a NEET e persone disoccupate, l’organizzazione di eventi culturali e un incremento del 60% nelle collaborazioni con istituti scolastici rispetto al 2023. Fòrema ha consolidato il proprio ruolo di leader nella formazione ESG, sviluppando percorsi specialistici su Life Cycle Assessment (LCA), Environmental Product Declaration (EPD), Intelligenza Artificiale ed ecodesign. Questo know-how supporta le imprese nell’affrontare obblighi normativi sempre più stringenti – come la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e la misurazione della carbon footprint – trasformandoli in leve di competitività. Il prossimo passo, già in cantiere, riguarda l’integrazione della sostenibilità nella progettazione stessa dei percorsi formativi. Fòrema sta lavorando a corsi ideati secondo criteri LCA, alla creazione di un catalogo formativo con l’impronta ambientale calcolata per ciascun corso, e a sistemi per tracciare l’impatto sociale post-formazione (nuove assunzioni, upskilling femminile, inclusione NEET). Ma non solo. Dal prossimo anno il bilancio di Fòrema conterrà anche indicatori specifici sul rendimento di ogni euro investito in sicurezza sul lavoro, così da misurarne l’efficacia in termini di impatto reale. Sarà un ulteriore passo verso una cultura della formazione sempre più orientata ai risultati. Si stima infatti che per ogni euro investito in formazione e sicurezza vi sia un ritorno di almeno 1,15 euro nel business aziendale: la formazione non solo migliora la qualità del lavoro, ma rende anche le imprese più redditizie.
Nel mese di agosto è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea la Raccomandazione (UE) 2025/1710 della Commissione Europea, adottata il 30 luglio 2025. Questa Raccomandazione introduce uno standard volontario di rendicontazione della sostenibilità pensato per le piccole e medie imprese (Pmi) e le microimprese non quotate. L’obiettivo è facilitare la comunicazione di informazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) da parte delle Pmi, che pur non essendo formalmente obbligate, ricevono sempre più richieste di dati di sostenibilità da parte di grandi imprese, banche e investitori.
La Raccomandazione si rivolge principalmente a: Pmi non quotate e microimprese, invitate ad adottare volontariamente il nuovo standard; Grandi aziende e soggetti finanziari, ai quali si raccomanda di limitare le richieste di informazioni ESG alle sole previste dallo standard; Stati membri, chiamati a promuovere l’adozione del modello attraverso strumenti digitali e supporto operativo. Lo standard, elaborato dall’EFRAG, si chiama VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for Micro and Small Enterprises) e prevede: un modulo base, con requisiti minimi; un modulo completo, per imprese che vogliano approfondire.
La rendicontazione può avvenire con una semplice autodichiarazione, senza obbligo di certificazione esterna. Questa iniziativa mira a semplificare la rendicontazione ESG, rafforzare la trasparenza e migliorare l’accesso al credito e agli investimenti per le PMI, sostenendo la loro competitività in un’economia sempre più orientata alla sostenibilità.
Per le imprese italiane la sostenibilità non è più solo un valore reputazionale, ma un fattore concreto di accesso al credito. Lo dimostra una ricerca del Politecnico di Milano condotta sulle prime cinquanta banche del Paese: chi rispetta criteri ambientali, sociali e di governance ha più possibilità di ottenere prestiti a condizioni vantaggiose.
Il dato più significativo riguarda il peso attribuito alle performance ambientali: l’83% degli istituti intervistati le considera prioritarie nella valutazione del rischio di credito. Al contrario, solo il 4% dà importanza ai parametri di governance e nessuno privilegia quelli sociali. Una quota rilevante – il 27% – non li prende affatto in esame. Questo squilibrio riflette la maggiore disponibilità di dati standardizzati sul fronte ambientale, mentre sugli aspetti sociali e di governance prevalgono metriche meno omogenee e difficili da confrontare.
Nonostante ciò, la tendenza è chiara. Il 73% delle banche afferma di integrare fattori Esg almeno per metà del portafoglio corporate non quotato, a dimostrazione di un’attenzione crescente verso questi parametri. Con l’entrata in vigore delle nuove direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità, la disponibilità di informazioni diventerà più ampia e affidabile, spingendo a un approccio più equilibrato ai tre pilastri Esg.
Per le imprese, adeguarsi significa affrontare costi iniziali spesso rilevanti, ma con ritorni nel medio-lungo periodo: accesso facilitato al credito, condizioni più competitive e maggiore resilienza a shock esterni. Per le banche, il vantaggio è duplice: riduzione del rischio nei portafogli e rafforzamento dell’immagine in un mercato sempre più sensibile ai temi green.
Decisivo sarà il monitoraggio post-erogazione, che permette di cogliere segnali di deterioramento del credito e prevenire insolvenze. In questo senso, il credito sostenibile può generare un circolo virtuoso: le aziende migliorano le proprie pratiche per ottenere prestiti migliori, le banche consolidano la solidità finanziaria e il sistema economico nel suo complesso ne beneficia.
Se oggi l’attenzione è rivolta soprattutto all’ambiente, domani a fare la differenza saranno anche i modelli di governance e l’impatto sociale. Perché solo un approccio equilibrato potrà trasformare la finanza sostenibile da opportunità per pochi a regola condivisa per tutti.
Negli ultimi mesi si è registrato un aumento significativo delle procedure di infrazione aperte dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia, salite a quota 66, di cui circa il 40 % è legato a settori strategici come ambiente ed energia.
L’accelerazione nei controlli comunitari riflette la crescente attenzione su temi legati alla transizione ecologica e alla sicurezza energetica. In particolare, l’Italia è sotto osservazione su aspetti come il rispetto delle direttive sulle emissioni, il corretto utilizzo dei fondi europei per la sostenibilità e l’effettiva messa a terra delle riforme previste dal Green Deal e dal PNIEC. Le procedure aperte rivelano criticità sia normative sia operative in settori sensibili per la competitività del paese.
Nel dettaglio, le procedure riguardano presunte violazioni in materia di qualità dell’aria, gestione dei rifiuti, autorizzazioni per impianti energetici e il mancato raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Spiccano rispetto a obblighi legati al metano, inquinamento industriale e pianificazione delle rinnovabili. Più parametri di conformità sono monitorati delle risorse stanziate e la velocità della spesa ambientale ed energetica.
Il governo italiano ha più volte dichiarato che, grazie alle riforme e agli interventi regolatori in corso — tra cui la semplificazione delle autorizzazioni per rinnovabili e il meccanismo "Energy Release 2.0" per le imprese energivore — si stiano colmando i gap segnalati dalla Commissione Europea.
Tuttavia, il dato quantitativo delle procedure attive suggerisce che l’Italia deve intensificare il dialogo con Bruxelles e mettere a regime strumenti più efficaci per monitorare la conformità normativa. Se non adeguatamente gestite, le infrazioni possono tradursi in sanzioni pecuniarie e rallentare l’accesso ai finanziamenti europei, minando l’efficacia del PNRR e gli obiettivi di crescita verde.
Secondo fonti europee, il disallineamento può dipendere da lentezze amministrative, ritardi nei piani regionali sulle rinnovabili e mancanze nei sistemi di reporting ambientale. Superare queste criticità richiede investimenti mirati e una governance più efficiente, soprattutto sul monitoraggio dei progetti e sulla trasparenza dei dati. Allo stato attuale, l’onda delle procedure UE appare come un campanello d’allarme: per restare competitivo e allineato agli standard europei, l’Italia dovrà rafforzare la capacità attuativa nelle materie ambientali ed energetiche.
Il Bilancio di Sostenibilità del Gruppo VIVI è arrivato al suo quarto anno di vita. In questi quattro anni, ovvero da quando abbiamo scelto con convinzione di iniziare questo cammino, abbiamo consolidato il nostro impegno, affinato le nostre strategie e rafforzato il dialogo con i nostri stakeholder. Questo documento è il risultato di un lavoro collettivo, di cui sono orgoglioso. L’ascolto rimane sempre una delle prerogative del nostro Gruppo. Un ascolto che si manifesta nella condivisione di pensiero e nel ragionamento comune e che, anche in questa occasione, ha rappresentato la base per stilare il nuovo Bilancio di Sostenibilità. Grazie alle attività di stakeholder engagement, ci siamo confrontati con le persone di VIVI, i clienti, le comunità in cui operiamo e le associazioni che sosteniamo, per ricevere i loro feedback e conoscerne le aspirazioni future.
La dichiarazione di sostenibilità di Nokia per il 2024 è ora disponibile come parte del Rapporto Annuale Nokia.
In Nokia, la sostenibilità è al centro di tutto ciò che facciamo. Nel 2024, abbiamo compiuto progressi significativi:
Riduzione delle emissioni totali di gas serra del 28% rispetto al 2023 e del 36% rispetto al 2019
Raggiungimento dell'87% di utilizzo di energia elettrica rinnovabile nelle nostre strutture, con l'obiettivo di raggiungere il nostro obiettivo del 100% entro il 2025
Riduzione delle emissioni dei fornitori del 28% rispetto al 2023, in parte grazie al miglioramento dell'integrità dei dati
Stiamo inoltre promuovendo il cambiamento con:
606 audit dei fornitori e 420 raccomandazioni di miglioramento affrontate
39 milioni di nuovi abbonati alla fibra ottica e 349 milioni di abbonamenti alla banda larga mobile.
La sostenibilità è un valore importante per noi. Ci impegniamo a promuovere un approccio che bilancia la sostenibilità economica con quella sociale e ambientale. Il nostro motto è “Pazienti sani, in un mondo sano”.
Il bilancio di sostenibilità 2024 di McKinsey & Company evidenzia impegni significativi in termini di riduzione delle emissioni e investimenti in iniziative sociali e ambientali. L'azienda ha raggiunto il 100% di elettricità rinnovabile già nel 2023 e ha registrato una riduzione del 62% delle emissioni Scope 1 e 2 a livello assoluto nel 2024 rispetto al 2019. Inoltre, McKinsey ha superato il proprio obiettivo di riduzione del 35% delle emissioni da viaggi di lavoro per dipendente, raggiungendo una riduzione del 50% nel 2024.
Nuovo sportello con chiusura 30 settembre 2025.
Riaperto il bando per il “Sostegno per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI” che prevede contributi a fondo perduto per programmi di investimento delle pmi, finalizzati all’autoproduzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici o mini eolici, per l’autoconsumo immediato e per sistemi di accumulo/stoccaggio dell’energia.
Sono ammesse le spese, non inferiori a 30 mila euro e non superiori a 1 milione di euro relative ad una sola unità produttiva dell'impresa proponente, per:
Gli interventi devono essere avviati dopo la data di presentazione della richiesta di contributo e completati entro 18 mesi dalla data del provvedimento di concessione.
Gli investimenti da effettuare dovranno necessariamente prevedere al fine della erogazione dei contributi la realizzazione di una diagnosi energetica redatta da:
Qualora l’impresa risulti già in possesso di una diagnosi energetica in corso di validità, la stessa dovrà essere integrata con gli elementi propri e qualificanti del programma di investimento per il quale sono state richieste le agevolazioni;
L'agevolazione, non soggetta ai vincoli del de minimis, avrà le percentuali a fondo perduto seguenti :
La procedura è valutativa a graduatoria, non potrà quindi essere un click day. La domanda di agevolazione deve essere presentata in formato elettronico, utilizzando la piattaforma messa a disposizione da Invitalia a partire dalle ore 12.00 del giorno 8 luglio 2025 e fino alle ore 12.00 del giorno 30 settembre 2025. Per ulteriori informazioni e decreti sono disponibili i siti internet del MIMIT e Invitalia. Chi utilizzerà questo incentivo non potrà cumularlo con altri incentivi pubblici, salvo eccezioni.
Le aziende possono contattare Pierluigi Bertolini - Area Credito e Finanza - email pierluigi.bertolini@assolombarda.it, l’Area Credito e Finanza, email fin@assolombarda.it, tel. 02.58370704, o richiedere online un appuntamento per: maggiori informazioni su questa notizia, un confronto sugli incentivi disponibili; un’assistenza nella stima delle esigenze di liquidità, nella costruzione di business plan e nel dialogo con i finanziatori; un approfondimento sul supporto personalizzato di Assolombarda Servizi, che integra i servizi di Assolombarda con una consulenza specializzata.
Bando camerale "Impresa sostenibile 2025". Le richieste potranno essere presentate dalle 10.00 del 4 settembre al 31 ottobre, salvo esaurimento fondi o proroga
Possono partecipare le piccole o medie imprese che hanno la sede oggetto dell’intervento, per il quale si richiede il contributo, iscritta e attiva al Registro Imprese nella sezione territoriale della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi.
E' possibile per ciascuna impresa partecipare ad entrambe le Linee previste, ma dovrà presentare due domande separate, una per ogni misura, allegando la documentazione richiesta.
Per entrambe le misure, dal 2 ottobre le MEDIE IMPRESE, per non incorrere in decurtazioni del contributo concesso, dovranno allegare anche un’Attestazione prodotta dal soggetto fornitore/intermediario dei servizi assicurativi relativa all’adempimento dell’obbligo di sottoscrizione delle polizze catastrofali, con le caratteristiche indicate nel Regolamento art. 8.1.8.
L’agevolazione è composta da due misure di intervento che prevedono differenti tipologie di spese ammissibili:
MISURA A – INVESTIMENTI ENERGETICI
Principali spese ammissibili: Impianti per la produzione di energie rinnovabili, sistemi di accumulo dell’energia, sostituzione di impianti a attrezzature produttive e/o di climatizzazione che comportino un risparmio di energia, sistemi di domotica e monitoraggio dei consumi, interventi di relamping, spese strumentali connesse (es. consulenza tecnica, formazione, lavori necessari per la realizzazione degli interventi).
Gli interventi per i quali è richiesto il contributo dovranno essere al servizio degli spazi occupati dall’azienda e dei suoi processi produttivi.
MISURA B – OTTENIMENTO DELLA CERTIFICAZIONE ENERGETICA
Principali spese ammissibili: spese di consulenza inerenti all’accompagnamento per l’ottenimento della certificazione (max 70%) e spese per l’ottenimento e la registrazione della certificazione, fatturate dall’ente certificatore o verificatore. Oltre ad un con contributo forfettario per il riconoscimento dell’impegno del personale interno che l’azienda dedica alla realizzazione del percorso di certificazione (max 15%).
Tutte le tipologie di spese ammissibili devono essere indicate in una specifica relazione tecnica, che deve dettagliare gli interventi finalizzati a conseguire un effettivo efficientamento energetico del sistema produttivo rispetto alle condizioni pre-investimento e/o attestare la rispondenza alle previsioni del bando degli altri interventi.
Per la relazione tecnica l’impresa si dovrà avvalersi esclusivamente di uno o più soggetti tra EGE certificati e/o tecnici iscritti, al momento della presentazione della relazione, all’albo riferito ad uno degli ordini professionali sottoposti a vigilanza ministeriale ed espressamente indicati nel bando.
L’agevolazione consiste, per la Misura A, nella concessione di un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese considerate ammissibili, nel limite massimo di 50.000 €. I progetti dovranno prevedere un investimento minimo di 10.000 €.
Per la Misura B, l’agevolazione consiste, invece, nella concessione di un contributo a fondo perduto pari al 70% delle spese considerate ammissibili, nel limite massimo di 20.000 €. I progetti dovranno prevedere un investimento minimo di 3.000 €.
Le agevolazioni sono concesse in regime "de minimis".
Le spese ammissibili potranno essere fatturate e quietanzate, a partire dalla data di approvazione del bando, ovvero dal 31 luglio 2025 e fino al 31 ottobre 2026. Farà fede la data di emissione della fattura e del relativo pagamento.
Le richieste di contributo potranno essere presentate dalle 10:00 del 4 settembre 2025 al 31 ottobre 2025; in caso di chiusura anticipata dello sportello telematico per esaurimento delle risorse sarà pubblicata un’apposita comunicazione sul sito internet istituzionale della Camera.
L’assegnazione dei contributi avverrà con procedura a sportello valutativo, per la Misura A, unicamente a sportello per la Misura B.
La invitiamo a richiedere online un appuntamento oppure a contattare Davide Romano (davide.romano@assolombarda.it) o l’Area Credito e Finanza, fin@assolombarda.it, tel. 02.58370704, per maggiori informazioni su questa notizia; un confronto sugli incentivi disponibili; un’assistenza nella stima delle esigenze di liquidità, nella costruzione di business plan e nel dialogo con i finanziatori.
A dicembre 2024 l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) ha pubblicato uno standard volontario di rendicontazione della sostenibilità per le PMI non quotate (Voluntary reporting standard for SMEs - VSME).
L’iniziativa, pensata per semplificare e standardizzare la comunicazione delle performance di sostenibilità delle micro-PMI non quotate, ha l’obiettivo di ridurre l’onere delle imprese, consentendo loro di raccogliere e comunicare i dati in modo più semplice ed efficiente, rispondendo così alle crescenti richieste di trasparenza da parte di stakeholder, come investitori, banche e grandi aziende.
Lo standard (al momento solo in lingua inglese) è scaricabile nella sezione Contenuti Correlati di questa news. Maggiori informazioni sono presenti sul sito di EFRAG.
Lo Standard VSME si articola in due moduli:
Modulo Base, che offre un set essenziale di informazioni di sostenibilità per le PMI che iniziano il loro percorso di rendicontazione;
Modulo Avanzato, che consente alle PMI di fornire informazioni più dettagliate sulle loro pratiche di sostenibilità.
Conterrà principi di informativa su:
Fattori ambientali: energia ed emissioni di gas a effetto serra, risorse idriche, economia circolare, inquinamento e biodiversità;
Fattori sociali: salute e sicurezza, pari opportunità, condizioni di lavoro, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
Fattori di governance: la struttura della governance e le responsabilità in relazione alle questioni di sostenibilità, la composizione degli organi di amministrazione, la lotta contro la corruzione, lo stakeholder engagement.
Micro, piccole e medie imprese lombarde, che presentino progetti in forma di aggregazione formata da almeno 5 imprese rappresentanti la/le filiera/e alla data di presentazione della domanda. All’aggregazione potranno aderire anche soggetti diversi dal PMI (es. Grandi imprese, Midcap associazioni di categoria, società consortili, centri di ricerca, università), ma in tale ipotesi i partecipanti diversi dalle PMI non potranno essere in alcun modo beneficiari di contributi, pertanto, le spese che dovessero eventualmente sostenere non saranno ritenute ammissibili al contributo, ma saranno comunque considerate parte del progetto proposto e tenute in considerazione in sede di valutazione dello stesso.
Le domande di partecipazione potranno essere presentate attraverso la piattaforma Bandi e servizi Online dalle ore 10.00 del 3 dicembre 2024, fino alle ore 16.00 del 3 aprile 2025 e saranno selezionate tramite una procedura valutativa a graduatoria, secondo i criteri di valutazione definiti nel bando stesso.
Quanto vale davvero uno stipendio? Oggi, la retribuzione non è più solo una questione di cifre: rappresenta opportunità, qualità della vita e impatto sociale. Il modo in cui un’azienda remunera il personale racconta molto dei suoi valori, delle sue strategie e della sua visione del futuro.
Fino a pochi anni fa, i sistemi retributivi si basavano quasi esclusivamente sullo stipendio fisso e su bonus legati alla performance economica. Attualmente, invece, diverse imprese stanno adottando modelli che tengono conto di tre aspetti fondamentali. Il primo è la sostenibilità economica, perché una politica retributiva deve essere sostenibile nel lungo periodo, evitando eccessi che possano compromettere la stabilità aziendale. Il secondo è la sostenibilità sociale, che significa garantire equità, inclusione e benessere per il personale. Il terzo è la sostenibilità ambientale, che spinge le aziende a ripensare i processi produttivi e le strategie operative per ridurre consumi ed emissioni.
In considerazione di tali aspetti, le imprese hanno iniziato a sperimentare nuovi modelli retributivi capaci di coniugare crescita aziendale e responsabilità sociale. Alcune, in particolare, hanno legato una parte dei bonus all'adozione di processi produttivi a minor impatto ambientale, come l'uso di fonti energetiche rinnovabili. Altre hanno introdotto benefit legati alla mobilità sostenibile, con contributi per chi utilizza mezzi pubblici o auto elettriche. Altre, ancora, hanno potenziato il welfare aziendale, che integra benefit non monetari come supporto alla genitorialità, percorsi di formazione e programmi di benessere psicofisico. Tali benefit sono apprezzati dai lavoratori e possono contribuire a ridurre il turnover e aumentare il senso di appartenenza all’azienda.
Un sistema retributivo sostenibile, per funzionare, deve essere misurabile. Gli indicatori classici di performance economica restano fondamentali, ma devono essere affiancati da strumenti in grado di valutare gli impatti qualitativi. Le strategie più efficaci prevedono l’adozione di indicatori ambientali, sociali e di benessere aziendale. In particolare, in ambito ambientale, vengono monitorati parametri come la riduzione delle emissioni di CO₂ e l’incremento dell’uso di materiali riciclati. Sul fronte sociale, si guarda alla riduzione del gender pay gap e all’aumento delle opportunità di carriera per i dipendenti. Il benessere aziendale viene spesso misurato attraverso survey interne e analisi dei tassi di engagement, per capire quanto i lavoratori si sentano valorizzati e motivati.
Guardando al futuro, le imprese che sapranno integrare criteri di sostenibilità economica, sociale e ambientale nei sistemi retributivi potranno rafforzare la propria competitività e attrattività sul mercato del lavoro. Un approccio sostenibile alla remunerazione è un’opportunità per migliorare l’efficienza, valorizzare le risorse interne e rispondere alle nuove aspettative del mercato. Un modello che, se ben calibrato, può generare valore per l’azienda e per il contesto in cui opera.
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