La transizione energetica, di solito, si racconta attraverso numeri. Megawatt installati, tonnellate di CO₂ risparmiate, percentuali di rinnovabili. Ma la Lombardia, con i nuovi “Progetti Esemplari” finanziati grazie ai 3,5 milioni messi a disposizione dal MASE, sceglie un’altra narrazione: la transizione come infrastruttura sociale, come alleanza tra cittadini, istituzioni e imprese, come architettura di comunità che si riconoscono nell’energia che producono e condividono.
Al centro del bando approvato dalla Regione non c’è solo la tecnologia – pur avanzata – di fotovoltaico, accumulo, pompe di calore e mobilità elettrica. C’è un messaggio più profondo:la sostenibilità non è un settore produttivo, ma un ecosistema. Non è solo un insieme di investimenti, è un modo di organizzare il territorio. E questo cambia tutto.
I “Progetti Esemplari” infatti non servono a costruire qualche impianto isolato. Sono pensati come modelli replicabili, piattaforme territoriali che spingano amministrazioni locali, enti del terzo settore, consorzi e imprese a ripensare i propri consumi, ma anche le proprie relazioni. Una comunità energetica che funziona non fa solo risparmiare: rafforza la coesione sociale, integra competenze, apre cantieri tecnologici che generano lavoro qualificato, attira investimenti privati. In una parola, crea sviluppo.
La volontà della Regione è evidente: la decarbonizzazione non deve essere un lusso metropolitano, ma un’opportunità diffusa. Ecco perché lo schema di contributi è calibrato proprio sulle realtà più piccole, quelle che hanno bisogno di aiuto per compiere il salto verso l’autoproduzione. Si finanziano sistemi a rinnovabili, colonnine elettriche, batterie di accumulo e interventi per ridurre i consumi, con contributi fino al 40% e massimali specifici per garantire che il sostegno sia davvero accessibile.
Ma l’aspetto più interessante è un altro: la Regione non si limita a sostenere singoli progetti, ma punta a creare un “effetto dimostrativo”. Come nelle prime smart city europee, l’idea è che alcune comunità-pilota possano mostrare la strada a tutto il territorio. Non un cambiamento lento, ma una transizione che si autoalimenta, capace di accelerare grazie alla forza dell’esempio.
C’è poi un dato strategico spesso sottovalutato: i “Progetti Esemplari” possono diventare un volano anche per le piccole e medie imprese lombarde della filiera energetica. Installatori, progettisti, produttori di componentistica, società di servizi energetici, startup cleantech: tutti possono trovare spazi di crescita in un mercato regionale che si configura come laboratorio avanzato. E maggiore è la domanda interna di soluzioni sostenibili, più forte diventa il tessuto industriale green della regione.
Infine, la mobilità. Il bando sostiene anche la rete di ricarica e l’elettrificazione dei servizi locali. Non è un dettaglio. Perché un territorio che produce energia pulita, ma continua a muoversi con mezzi inquinanti, perde metà del valore generato. Integrare produzione, accumulo e trasporti è la chiave per rendere il sistema davvero efficiente e competitivo.
La Lombardia, dunque, avvia una transizione che non è solo energetica, ma culturale. Non chiede ai territori di “installare impianti”, ma di diventare protagonisti del cambiamento. L’obiettivo non è collezionare kilowattora green: è costruire comunità resilienti, attrarre investimenti, liberare innovazione dal basso.
Se funzionerà, la regione avrà creato non solo energia pulita, ma un nuovo modello lombardo di sostenibilità: pragmatico, sociale, industriale. Un modello da esportare.
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