Scelti per voi - Elezioni USA 2020: “Winner takes it all”

29 ottobre 2020

Manca meno di una settimana al “the Tuesday next after the first Monday in the month of November” - come sancisce la Costituzione americana - ovvero il 3 novembre 2020, il primo martedì del mese, la data per l’elezione del 46° Presidente degli Stati Uniti d’America, il giorno cruciale che segnerà il corso della storia americana (e del resto del mondo) per i prossimi quattro anni e forse di più. Perché la sfida per la Casa Bianca 2020 è un vero e proprio scontro epocale dell’America contemporanea

Donald Trump versus Joe Biden non significa questa volta solo Repubblicani versus Democratici come è sempre stato. Significa il confronto tra due visioni del mondo agli antipodi, due approcci opposti, due linguaggi incompatibili. Il think tank Competere ci restituisce in sole 14 pagine una sintesi chiara delle proposte dei due candidati alle questioni cruciali dell’America di oggi: “Trump vs Biden. Programmi e proposte a confronto”

Ma la notte del 3 novembre il mondo potrà davvero tirare un sospiro di sollievo? In realtà, sembra proprio di no. Potrebbero volerci addirittura settimane prima che emerga il nome del vincitore. Complice il virus Covid-19 e l’ “early in-person voting”

Questa volta, infatti, sono già andati a votare oltre 60 milioni di cittadini americani (sono 240 milioni quelli aventi diritto al voto). Come? Via posta o presso le urne già aperte nei diversi Stati federali e questo ha subito suscitato l’allarme ai brogli elettorali.

Elezioni USA 2020: “Winner takes it all”

Il The Telegraph è certo: le elezioni del 2020 passeranno alla storia come una delle gare presidenziali statunitensi più non convenzionali mai tenute.

Per capire bene come funziona il sistema elettorale americano e quali sono le conseguenze che certi meccanismi come il “winner takes it all” o la possibile “ultima parola” alla Corte suprema hanno sulla nomina del vincitore (oggi sei toghe su nove sono espressione dei Repubblicani), può tornare utile ascoltare i sei minuti del Will_Tool della giornalista Mia Ceran

Anche Il Sole 24 Ore dedica un approfondimento al funzionamento del sistema elettorale americano, un sistema indiretto tra i più complicati al mondo, dove a “pesare” non sono i voti dei singoli cittadini ma il numero di Grandi Elettori. Più persone vivono in uno stato, più elettori ci sono per quello stato. Così, per esempio, la California che ha più di 39milioni di abitanti, ha 55 voti, mentre il Delaware (dove peraltro è cresciuto e si è formato politicamente Joe Biden) ha solo tre voti. E per il meccanismo del “chi vince piglia tutto”, il candidato con il maggior numero di elettori ottiene tutti i voti del collegio elettorale di quello Stato. Così se, ad esempio, Trump dovesse ottenere 28 voti contro 26 di Biden della California, per soli due punti di differenza Trump si porterebbe “a casa” tutti e 55 i voti. Chi arriva prima a 270 voti elettorali ha vinto la Casa Bianca.

Elezioni USA 2020: “Winner takes it all”

"Non voglio esagerare" - dice il Professore dell'Università di Georgetown Anthony Arend alla BBC - "Ma è in gioco il futuro dell'ordine globale".

I due candidati alla Presidenza, infatti, hanno una visione radicalmente diversa di come dovrebbe essere la leadership americana nel contesto geopolitico mondiale

Se Trump nel 2016 gridava “America First” e durante tutto il suo mandato presidenziale ha trasformato davvero gli Stati Uniti in una potenza unilaterale, come ci presenta lo European Issue “The State of the Transatlantic Relationship in the Trump Era della Foundation Robert Shuman, al contrario, Biden con il suo “We will back” ha un atteggiamento molto più tradizionale del ruolo e degli interessi dell'America, a favore di una sinergia (tutta da ricostruire) con le istituzioni internazionali. Per esempio, ha già annunciato, che riporterà l’America negli accordi di Parigi sul riscaldamento globale che Trump ha rifiutato. 

Elezioni USA 2020: “Winner takes it all”

Biden, almeno nelle intenzioni, tenterà di recuperare il multilateralismo" - riflette con L’Espresso Ferdinando Nelli Feroci, Presidente dell’Istituto Affari Internazionali - "Verranno archiviate le roboanti dichiarazioni di Trump contro la Nato, l’Oms, l’Organizzazione mondiale del commercio: caso per caso si verificheranno le imperfezioni e si cercherà con sobrietà e coerenza di correggerle". Ma non solo: “D’accordo che l’America non vuole più scendere sul terreno in aree mediterranee come Libia e Balcani – continua l’ex commissario Ue - ma per iniziative come gli accordi di Abramo (la pace separata di Israele con Emirati Arabi e Bahrein benedetta dagli Usa, ndr) è stato ignorato il parere europeo. Con Biden si cambierà spartito".

Secondo il think tank ISPI: “In un mondo che va sempre più verso un nuovo scontro bipolare, con Stati Uniti e Cina in cerca di alleati, la Casa Bianca dovrà però trovare validi argomenti per convincere la nuova Unione Europea “geopolitica” di Ursula von der Leyen che l’asse USA-Europa resta ancora la scelta migliore”. Tuttavia – continua ISPI – “per quanto i rapporti con Washington possano tornare distesi con un’amministrazione Biden, non cambierebbe comunque il dato di fatto che vede la regione europea ormai non più determinante sullo scenario internazionale. I grandi teatri dello scontro geopolitico oggi sono altri. Biden o Trump che sia, lo sguardo USA si concentrerà altrove e l’Europa, alleata o rivale, dovrà imparare a cavarsela sempre più da sola”

E su quest’ultimo punto anche Politico è certo: “The old transatlantic relationship ain’t coming back. Even if Joe Biden replaces Donald Trump as US president, Europe will have to learn to carry its share of the burden”.

Elezioni USA 2020: “Winner takes it all”

Come saranno, invece, le relazioni USA-Cina dopo le elezioni? Naturalmente se dovesse vincere Trump il “braccio di ferro” si farebbe sempre più duro, ma se arrivasse Biden alla Casa Bianca? 

Secondo Paolo Guerrieri, economista della San Diego University e docente presso le più prestigiose università europee: “L’approccio sarà meno aggressivo anche se non è facile negoziare con Pechino”. Secondo il britannico The Guardian: “Whether Trump or Biden wins, US-China relations look set to worsen”.

“Il rapporto Cina-USA non tornerà indietro”, ha detto Cheng Xiaohe, professore associato di Relazioni internazionali alla Renmin University di Pechino. "Le relazioni sono pessime". È un punto di vista condiviso negli Stati Uniti. Indipendentemente da chi vincerà le elezioni presidenziali americane, dovremmo aspettarci di vedere aumentare le tensioni tra Stati Uniti e Cina in una vasta gamma di questioni economiche, politiche, geostrategiche, di diritti umani e di rapporti interpersonali per gli anni a venire”, ha affermato Wendy Cutler, Vice Presidente e AD Asia Society Policy Institute (ASPI). 

Siamo davvero agli sgoccioli. L’equilibrio mondiale cambierà volto? Per non perdere alcun aggiornamento, notizia, approfondimento, vi suggeriamo le puntuali analisi del The Economist e de Il Sole 24 Ore

 
 
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