di Rosella Redaelli
Lo dice Paolo Fedegari, 56 anni, a capo della Fedegari Autoclavi, l’azienda fondata negli anni Cinquanta a Pavia dal padre Fortunato e dallo zio Gianpiero.
Il suo modello di formazione all’interno dell’azienda attinge ai ricordi di famiglia. “Mio padre Fortunato è l’esempio classico di un piccolo artigiano, cresciuto in una famiglia modesta, al lavoro già a 14 anni. Dopo il lavoro frequentava le scuole serali volute da Vittorio Necchi. È lì che ha imparato tanto e da quei corsi ha attinto le conoscenze per creare la sua impresa. Alla scuola Necchi mio padre ha fatto propria anche un’importante ideologia: improntare la propria azienda sulle persone, sulla loro valorizzazione e sulla meritocrazia. Perché sono le persone il cuore della nostra azienda e sono loro che fanno crescere il territorio”.
Era un’Italia diversa e una Pavia vivace e fortemente industrializzata, ma l’idea che l’industria possa fare formazione anche oggi parte da quel ricordo.
“Noi non abbiamo certo la forza della Necchi di allora - spiega- ma sentiamo questa responsabilità sociale, più si va avanti con gli anni e più si capisce che far crescere un’impresa non significa solo raggiungere gli obiettivi ed aumentare il fatturato, ma anche creare valore umano”.
Ecco dunque che il gruppo con sede ad Albuzzano (Pv), 550 dipendenti e sedi in Svizzera, Germania, Asia, Usa, Russia e India e un fatturato da 78 milioni di euro nel 2020, leader nella fornitura di macchine, impianti, componenti nel campo della sterilizzazione per i grossi gruppi farmaceutici internazionali, ha deciso di puntare sui giovani.
Lo ha fatto con un doppio accordo che coinvolge gli studenti dell’Istituto tecnico Cardano e, a livello universitario, i 1500 studenti dei collegi universitari pavesi.
La collaborazione con l’Istituto tecnico Cardano nasce 3 anni fa: “Siamo voluti andare a scuola a presentare la nostra impresa - prosegue Fedegari - abbiamo spiegato il valore del lavoro di un operaio che da noi non ha tempo di annoiarsi. Non è mai un lavoro ripetitivo e si ha la possibilità di maneggiare macchinari di ultima generazione da milioni di euro che nelle aule scolastiche non sono a disposizione. E poi ci sono software per la programmazione e disegno CAD che a scuola non vedono”.
“La pandemia ha bloccato il progetto, non aveva senso riproporlo a distanza, ma quest’anno siamo ripartiti. È un modo per far capire ai ragazzi cosa vuol dire lavorare in azienda, indossare una divisa, rispettare gli orari, far parte di una squadra. Per loro è l’opportunità di capire se è quello che vogliono fare nella vita”.
Anche Paolo Fedegari che è a capo del gruppo con il fratello Giuseppe ha avuto il suo apprendistato in officina: “Mi sono formato in Svizzera, poi sono andato negli Usa fino a quando mio padre mi ha convocato e mi ha messo a fare la gavetta in officina. Ho dovuto conquistare la fiducia degli operai e ho sempre avuto qualcuno accanto che mi ha insegnato il lavoro”.
Dal suo punto di osservazione (il gruppo ha sedi in Cina, Singapore, India, Germania, Usa e Svizzera), Paolo Fedegari promuove la scuola e il talento italiani: “Nella filiale Svizzera abbiamo assunto molti ragazzi italiani, così come a Singapore abbiamo trovato tanti nostri laureati che hanno deciso di vivere là. In Italia ci sono i pensionati che continuano a venire in azienda per formare i più giovani”.
A livello universitario le figure più richieste nel suo ambito sono gli ingegneri: “Non faranno mai fatica a trovare lavoro - conclude Fedegari - ma a un giovane iscritto a ingegneria consiglio di essere curioso, di non limitarsi all’indirizzo scelto. Chi segue meccanica si interessi anche dell’elettronica e viceversa. Abbiamo bisogno di persone in grado di vedere con prospettiva ampia, non solo specialisti”.
L’accordo appena firmato con l’ente per il diritto allo studio dell’università di Pavia che riunisce i collegi universitari pavesi va proprio in questa direzione:
Del resto il core business della Fedegari è di quelli dove l’innovazione e la tecnologia sono al primo posto.
Tra i clienti ci sono tutti i grossi gruppi farmaceutici al lavoro anche sul fronte della pandemia: “Proprio la pandemia ci ha insegnato che ricerca e produzione devono stare insieme - conclude Fedegari - non comprendo le società americane che fanno ricerca in sede e vanno a produrre dove costa poco, perché i disastri sulla produzione e fornitura di vaccini li abbiamo sotto i nostri occhi. Noi con orgoglio sosteniamo il made in Italy, ricerchiamo e innoviamo in Italia e non abbiamo mai delocalizzato. E anche per le nostre filiali all’estero assumiamo talenti italiani”.
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