Scelti per voi - G20: i 'Grandi' del mondo cercano risposte

26 novembre 2020

Il Gruppo dei 20, più comunemente detto “G20”, è il più importante forum annuale che riunisce le principali economie avanzate ed emergenti del mondo. I 20 Paesi del mondo che partecipano rappresentano, infatti, il 90% del PIL mondiale, l’80% del commercio mondiale e i due terzi della popolazione mondiale, nonché il 60% dei terreni coltivabili e l’80% del commercio mondiale di prodotti agricoli. I Paesi che ne fanno parte sono: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Italia, India, Indonesia, Giappone, Messico, Repubblica di Corea, Russia, Arabia Saudita, Sud Africa, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea. L’obiettivo? Dare una risposta comune e coordinata alle più importanti questioni del nostro tempo di natura economica, sociale e finanziaria. 

Nato nel dicembre del 1999 per trovare una risposta comune alla crisi finanziaria asiatica del 1997-1998, è solo durante la Grande Recessione del 2008 che il G20 ha assunto l’importanza e strategicità riconosciutagli oggi.  Infatti, nel novembre 2008, a Washington, per la prima volta si sono riuniti i capi di Stato e di governo dei 20 Paesi più influenti al mondo con l’obiettivo di coordinarsi per affrontare la crisi economica e finanziaria globale. Risultati? Uno stimolo globale coordinato di quasi 700 miliardi di dollari, pari all’1,1% del Pil mondiale di allora.

Pur non essendo un’istituzione giuridicamente vincolante, da forum di consultazione finanziaria negli anni è diventato la più importante sede di concertazione dei capi di stato e di governo del mondo. 

Il G20 dà coerenza politica, analisi e strumenti per gestire le crisi e sostenere una crescita e uno sviluppo globale forte, sostenibile, equilibrato e inclusivo, orientando meglio la cooperazione tra i Paesi industrializzati e i Paesi in via di sviluppo a basso reddito. I principali temi “sul tavolo” che richiedono una risposta globale vanno dalla lotta al cambiamento climatico alla tutela del libero commercio internazionale, dalla cooperazione per lo sviluppo dei paesi più poveri fino all’antiterrorismo

Dal 2011 il vertice si tiene una volta l’anno in uno dei 19 Paesi (19 + Unione Europea). Il vertice del G20 di Riyadh del 2020 è stato il quindicesimo incontro del Gruppo dei venti. Doveva aver luogo a Riyadh, la capitale dell'Arabia Saudita, dal 21 al 22 novembre scorso. Tuttavia, a causa della pandemia COVID-19, si è svolto virtualmente

Ed è proprio la pandemia Covid-19 e la crisi sanitaria, economica e sociale in corso che sono state le questioni al centro delle discussioni dei più “grandi” della terra. Nel 2021 sarà invece l’Italia ad assumere la presidenza del G20.

G20: i “grandi” del mondo cercano risposte

ISPI - il think thank italiano che dal prossimo dicembre coordinerà il Think20, l'organismo ufficiale che raccoglie i principali think tank e centri di ricerca di tutto il mondo con l'obiettivo di fornire raccomandazioni di policy ai leader politici del G20 - dedica uno spazio speciale alle principali questioni emerse durante l’incontro virtuale di Riyadh e a quelle che l’Italia avrà il compito di affrontare durante la sua presidenza

In questo articolo “Le promesse del G20” emerge un sintetico quadro dei punti critici rispetto ai quali non è ancora stata trovata una soluzione efficace da parte dei diversi capi di stato. A cominciare dalla competizione tra Stati Uniti, Cina, Russia e Regno Unito – i primi a prendere la parola sabato 21 novembre per ribadire i loro successi nello sviluppo dei vaccini - per contrastare la pandemia; dal timore - espresso fortemente dalla cancelliera tedesca Angela Merkel - che i Paesi in via di sviluppo debbano attendere molto a lungo l’arrivo di un vaccino che sia a basso costo, facile da conservare e da trasportare a differenza di quelli che potrebbero essere distribuiti a partire dalla fine del prossimo mese; ma anche la crisi del multilateralismo (quello occidentale), fortemente acuitasi a seguito dello scoppio della pandemia Covid-19 per la difficoltà dei governi nazionali nel trovare risposte coordinate, per la crescente attrattività dell’idea “my country first” ma anche per politiche commerciali promosse dalla Cina, l’ultima nonché la più importante è l’intesa commerciale RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership) in Asia Pacifico firmata solo poche settimane fa che - come scrive Public Policy – “rinfranca il multilateralismo (alla cinese)” ; e ancora la crisi del debito delle economie in difficoltà, il quale secondo i dati dell’Institute of International Finance, nei primi nove mesi del 2020 è aumentato di 15mila miliardi di dollari, raggiungendo la cifra record di 270mila miliardi, quasi quattro volte il Pil globale

E su quest’ultimo punto, il Financial Times conia una espressione molto forte che ci restituisce chiaramente la portata della crisi del debito a cui tutto il mondo sta assistendo: “Pandemic fuels global debt tsunami”. Un “debito tsunami” pronto a travolgere le economie di tutto il mondo se non si trova rapidamente una risposta comune e coordinata.

“È chiaro, si sono detti tutti in modi più o meno espliciti, che quei debiti contratti per la battaglia contro il virus e la creazione del vaccino andranno sterilizzati, resi senza scadenza, o più direttamente cancellati. Passata la crisi sanitaria, nessun Paese, impegnato come sarà nella ricostruzione della propria economia, vorrà sentir parlare di oneri da rimborso o da pagamento di interessi. E allora perché la comunità degli economisti italiani pressoché unanime ha duramente criticato il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli che, alla vigilia del G-20, aveva avanzato in via ipotetica la cancellazione del debito causato dal Covid?”. 

Queste le parole di Paolo Mieli nel suo pezzo “Le magie inesistenti del debito pubblico”, a commento dei dati sul debito pubblico globale presenti nel documento dell’Institute of international finance, reso pubblico a margine del vertice G20 di quest’ultimo weekend e della posizione “L'Europa deve cancellare i debiti per il Covid” del Presidente del Parlamento Europeo, l’italiano David Sassoli, rilasciata in questa sua intervista con Repubblica. 

G20: i “grandi” del mondo cercano risposte

All'ipotesi avanzata di cancellazione del debito da Covid, risponde su Avvenire l’economista Leonardo Becchetti riproponendo una ricerca di Carmen Reinhardt, tra le maggiori esperte mondiali in materia di debito e politiche fiscali e il co-autore Christoph Trebesch, in cui hanno analizzato 48 casi di cancellazione parziale del debito accaduti nel Ventesimo secolo che riguardano Paesi ad alto reddito tra le due guerre e Paesi poveri o emergenti dopo la seconda guerra mondiale e hanno restituito un’analisi dei benefici ottenibili nel caso si scegliesse di intraprendere questa strada. 

Ad oggi i paesi del G20, come riporta il Financial Times, nell’articolo “G20 nearing IMF funding boost for poorer nations, says Saudi minister”, hanno definito un "quadro comune" per un piano di ristrutturazione del debito per i paesi colpiti dal virus con il rinvio di una frazione dei pagamenti, inclusi gli interessi, a metà del 2021, mentre il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, aveva chiesto che l’estensione riguardasse tutto il prossimo anno. 

Un tema quest’ultimo in cima all’agenda politica del G20, insieme a molti altri, di estrema importanza che l’Italia avrà la responsabilità di affrontare a partire dal 1° dicembre.

“Il turno dell'Italia alla presidenza del G20 non potrebbe essere più importante […]. – scrive ISPI - In questo contesto, la scelta delle priorità del governo italiano per il G20 del prossimo anno - le "tre P" - sembra sempre più efficace, in quanto i leader del G20 sono chiamati a salvaguardare "Persone, Pianeta e Prosperità". Sarà una cartina tornasole per il multilateralismo, in quanto il mondo si trova ad affrontare il rischio di cittadini meno sani e meno prosperi, che vivono in un pianeta meno sostenibile, mentre le tensioni continuano a crescere a livello internazionale.” 

Ma l’Italia assume il coordinamento dei lavori in un momento anche di importante transizione della politica estera, con l’arrivo alla Presidenza degli Stati Uniti del democratico Joe Biden, che avrà un significativo impatto per gli equilibri geo-politici mondiali. 

Giovanni Castellana, già ambasciatore italiano negli USA, commenta per Formiche.net questa partita: “L’imminente presidenza italiana del G20 sarà la prima, importante occasione per verificare la disponibilità di Washington di sedersi nuovamente al tavolo multilaterale e, nel contempo, la capacità dell’Italia di portare avanti la propria agenda internazionale coinvolgendo un partner chiave come gli Stati Uniti”.

 
 
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