La forza del vento

Accompagnati dal direttore scientifico Marco Belloli abbiamo esplorato la Galleria del Vento al Politecnico di Milano. Uno degli impianti più importanti al mondo dove la ricerca è anche a servizio delle imprese.

a cura di Federica Venni

6 novembre 2020

Prima di entrare nella camera più grande, quella in cui si simulano raffiche di varia intensità, capita di inciampare nella versione mignon del Bosco Verticale, dell’ Al-Janoub Stadium di Zaha Hadid, o nel fantasma del ponte sullo Stretto di Messina. Sembra quasi di passeggiare in una grande stanza dei giochi, e in effetti qui, in questo edificio del Campus Bovisa, si “gioca” con il vento.

Si verifica l’impatto che l’aria ha sugli elicotteri, sui ponti, sugli edifici. Ma anche su oggetti più piccoli come il casco di un ciclista o di uno sciatore, o più comuni come lampade e gazebo. Si studia, si sperimenta affinché vengano realizzati e costruiti al meglio, per essere efficienti, prestanti, sicuri. 

Siamo nella Galleria del Vento del Politecnico di Milano, uno degli impianti più grandi del mondo (il primo in Europa) e a guidarci in questa struttura dal nome semplice ma dalla tecnologia raffinatissima è il suo direttore scientifico, Marco Belloli. Lui, che prima da dottorando e poi da professore la Galleria l’ha vista nascere (era il 2001) e crescere, è il custode, insieme al responsabile tecnico Luca Ronchi, dei segreti del vento. E di questo grande laboratorio in cui sono passati e passano atleti come Alex Zanardi ed Elia Viviani e che ha visto vibrare ponti e grattacieli sotto la forza di raffiche che arrivano fino a 200 chilometri orari

La forza del vento

La Galleria del Vento del Politecnico di Milano

È difficile immaginarsi una galleria del vento senza esplorarla. È un gigantesco tubo all’interno del quale passa l’aria che poi soffia nelle camere di prova, dove vengono posizionati gli oggetti o le macchine da testare.

«Qui, in sintesi, studiamo l’andamento del vento intorno ad un corpo e, misurando velocità e pressione, ne simuliamo l’interazione»

Disegnata con un ciclo chiuso, cioè con il flusso d’aria che ricircola all’interno della galleria, è articolata su due ambienti: la camera di prova più grande, quattordici metri per quaranta con un soffitto di quattro, è posta nella parte superiore della Galleria e con la sua “vena turbolenta” permette di testare l’effetto del vento su oggetti statici, come edifici o ponti. La più piccola, un cubo di quattro metri per quattro posizionato sotto e progettato a “vena laminare”, è quella in cui si provano generalmente i velivoli, macchine cioè che si muovono nell’aria ferma. E proprio qui, in questi giorni, si sta testando un progetto top secret.

La forza del vento

A sinistra: prove sperimentali di un modello di elicottero NH90 finalizzate all'analisi di configurazioni innovative per la riduzione della resistenza aerodinamica; a destra: il modello aeroelastico della Spire della Torre Unicredit in piazza Gae Aulenti

Fuori, poi, ci sono due cabine di comando e, radunati qua e là, i modelli - tantissimi - utilizzati e collezionati negli anni: l’intero quartiere milanese di City Life, il Palazzo Italia di Expo 2015, stadi, ponti come il terzo del Bosforo, treni ad alta velocità, navi. C’è anche un “wall of fame” con le firme di tutti gli sportivi, medaglie d’oro e maglie rosa, che hanno provato le loro attrezzature. E si contano anche le tracce di tutti prodotti che molte aziende italiane hanno affidato ai test della Galleria. 

Sì, perché come ci spiega il professor Belloli, la Galleria è luogo «sia di ricerca di base per gli studenti e i ricercatori del Politecnico, ma anche di ricerca applicata e di servizio verso il nostro tessuto economico».

Imprese che, grandi o piccole che siano, possono affittare l’impianto per sperimentare l’efficienza dei propri articoli: «Abbiamo collaborato con realtà che producono lampade da esterno o gazebo, per fare due esempi». Si contatta la Galleria e si affittano tanti giorni quanto ne servono per le prove: «Quest’anno, nonostante il Covid, abbiamo già raggiunto più di cento giorni di vento “noleggiato”». Gli introiti servono per coprire i costi, piuttosto alti, di gestione e manutenzione dell’impianto. 

La forza del vento

Modello dello stadio Mohammed bin Rashid (MBR) di Dubai, nella camera di prova a strato limite.

Finanziare la ricerca, invece, è tutto un altro discorso: «Da qui magari è più difficile che esca un premio Nobel», ma, di contro, «i nostri studenti sono conosciuti in tutto il mondo per le loro competenze “pratiche”».

Siamo in un posto dove scienza e ingegneria incontrano le eccellenze del sistema produttivo, soprattutto territoriale: «Gli artigiani che costruiscono i modelli in scala e collaborano con noi da tanti anni sono una risorsa preziosissima perché senza di loro tutti i nostri studi non sarebbero possibili». Il fattore umano, insomma: quello senza il quale la scienza zoppica.

«Il nostro è anche un lavoro fisico», spiega: «Se penso a me, ad esempio, preferisco essere più ingegnere che scienziato», sorride. Un mestiere che, traspare, è una passione e che regala a tutti, «a noi e ai nostri collaboratori, una crescita reciproca. Siamo fortunati», ammette. E anche un po’ «innamorati». Di uno strumento come la Galleria che, nonostante lo sviluppo di sistemi di calcolo sofisticati e computerizzati, resta indispensabile: «Uno non esclude l’altro, si lavora in maniera complementare».

La forza del vento

Modello aeroelastico del Ponte Yavuz Sultan Selim, terzo attraversamento permanente del Bosforo.

E i settori interessati sono tantissimi: non solo velivoli (gli elicotteri Leonardo sono ospiti fissi) e costruzioni ma anche aziende che producono impianti fotovoltaici, tracker per pannelli solari, geomembrane usate come coperture o società di ingegneria strutturale.

Si sta al passo con le esigenze che il sistema chiede e se la Galleria, con i relativi consumi, non può per sua natura essere ecosostenibile, si studia affinché lo siano alcuni dei prodotti che si testano.

«Lavoriamo sull’efficienza energetica degli edifici o dei velivoli con il bando Ue Clean Sky, nel settore delle energie rinnovabili e dei pannelli fotovoltaici, oppure con le grandi navi da cargo che, grazie ad una rete di vele, consumano e inquinano di meno»

Sono tanti i progetti sul tavolo, ma resta un sogno (ancora) irrealizzato: «Vorrei vedere la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, perché ne abbiamo studiato i modelli per anni e siamo certi che funzionerebbe».

 
 
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