Prima di entrare nella camera più grande, quella in cui si simulano raffiche di varia intensità, capita di inciampare nella versione mignon del Bosco Verticale, dell’ Al-Janoub Stadium di Zaha Hadid, o nel fantasma del ponte sullo Stretto di Messina. Sembra quasi di passeggiare in una grande stanza dei giochi, e in effetti qui, in questo edificio del Campus Bovisa, si “gioca” con il vento.
Si verifica l’impatto che l’aria ha sugli elicotteri, sui ponti, sugli edifici. Ma anche su oggetti più piccoli come il casco di un ciclista o di uno sciatore, o più comuni come lampade e gazebo. Si studia, si sperimenta affinché vengano realizzati e costruiti al meglio, per essere efficienti, prestanti, sicuri.
Siamo nella Galleria del Vento del Politecnico di Milano, uno degli impianti più grandi del mondo (il primo in Europa) e a guidarci in questa struttura dal nome semplice ma dalla tecnologia raffinatissima è il suo direttore scientifico, Marco Belloli. Lui, che prima da dottorando e poi da professore la Galleria l’ha vista nascere (era il 2001) e crescere, è il custode, insieme al responsabile tecnico Luca Ronchi, dei segreti del vento. E di questo grande laboratorio in cui sono passati e passano atleti come Alex Zanardi ed Elia Viviani e che ha visto vibrare ponti e grattacieli sotto la forza di raffiche che arrivano fino a 200 chilometri orari.