La decisione di varare il programma Next Generation EU, che è stata assunta dal Consiglio europeo nella sua riunione del 17-21 luglio 2020 e che dovrà ora superare il vaglio del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali dei paesi dell’Unione Europea, potrebbe aprire straordinarie opportunità per l’economia e la società italiana. Infatti, per la prima volta nella sua ormai lunga vita, la UE ha deciso di centralizzare l’emissione di un ingente ammontare di titoli di debito (750 miliardi di euro) e di ripartire le risorse liquide, così raccolte, fra gli stati membri non in base alla loro dimensione (il PIL) bensì in base all’impatto dello shock pandemico e ai preesistenti squilibri nelle loro economie.

Il risultato è che l’Italia dovrebbe ottenere il più elevato ammontare di risorse in valore assoluto: circa 210 miliardi di euro, ripartiti in circa 90 miliardi di trasferimenti e 120 miliardi di finanziamenti a lungo termine a tassi di interesse prossimi allo 0.

All’ingente flusso di risorse derivante da Next Generation EU vanno aggiunte molte altre iniziative europee di politica fiscale e monetaria. Fin dalla primavera del 2020, la Commissione europea e l’Eurogruppo hanno lanciato nuovi programmi per 540 miliardi di euro da riservare ai paesi dell’unione monetaria (EA): il SURE, che finanzierà interventi di sostegno rispetto alla disoccupazione temporanea; gli incentivi agli investimenti della Banca europea per gli investimenti, fondati sulla sua ricapitalizzazione; la specifica linea precauzionale del Meccanismo europeo di stabilità (MES), che potrebbe coprire spese – dirette e indirette – per il rafforzamento della sanità fino al 2% del PIL del paese richiedente.

Se l’Italia decidesse di utilizzare per intero le sue quote in tali iniziative, otterrebbe circa 100 miliardi di euro di finanziamenti entro il 2020.
Le opportunità vanno sfruttate

Nel frattempo, da metà marzo scorso, la Banca centrale europea ha rafforzato il suo programma di acquisti di titoli pubblici e privati nei mercati finanziari secondari (già riavviato a Novembre 2019) e ha innestato, su di esso, ulteriori acquisti temporanei - almeno fino a giugno 2021 - indotti dallo shock pandemico e meno vincolati al peso del paese beneficiario rispetto al cosiddetto capital-key, ossia la quota proprietaria detenuta nella BCE.

Nel complesso quest’ultima immetterà così, mediante i canali monetari, un ammontare di liquidità pari ad almeno 1.800 miliardi di euro entro la metà del prossimo anno. Per giunta, la stessa BCE sta usando intensamente i canali bancari per rifinanziare gli intermediari dell’unione monetaria. Il lancio di un nuovo programma LTRO e il rafforzamento del programma T-LTRO3 potrebbero immettere circa tre trilioni di euro, a tassi negativi di interesse, nei bilanci del settore bancario europeo entro la fine del 2021.

In Italia, il governo e le imprese finanziarie e non finanziarie potrebbero, così, ottenere finanziamenti per più di 700 miliardi di euro.
Le opportunità vanno sfruttate

Tale ingente flusso di risorse, che le istituzioni europee stanno mettendo a disposizione del governo e degli attori economici italiani, va però utilizzato in modo efficiente ed efficace. Innanzitutto, specie la quota più rilevante dei trasferimenti e dei finanziamenti di Next Generation EU che riguarda il programma “Recovery and Resilience Facility” ossia, il cosiddetto Recovery Fund: RRF, richiede la presentazione di un piano nazionale generale da articolare in specifici progetti relativi all’innovazione digitale e alla sostenibilità ambientale e sociale.

Questo piano e la sua articolazione devono superare il vaglio della Commissione ed essere approvati dal Consiglio della UE; inoltre, se approvati, dalla metà del 2021 i singoli progetti saranno finanziati per tranche in base a un sistematico monitoraggio del loro effettivo avanzamento in modo conforme a quanto preventivato. In secondo luogo, per rendere possibile l’approvazione dei piani nazionali appena detti, ogni stato membro della UE deve soddisfare le Linee guida, rese pubbliche dalla Commissione europea a metà settembre, e le specifiche raccomandazioni al paese, che la stessa Commissione ha elaborato negli anni passati.

In tal senso, i fondi richiesti al RRF non dovrebbero essere destinati né a spese di emergenza né a spese pubbliche già preventivate; essi dovrebbero invece essere impiegati per rilanciare uno sviluppo che sia, appunto, innovativo e sostenibile.

In terzo luogo, i piani nazionali devono anche armonizzare l’uso delle risorse, provenienti dal RRF, con quelle che possono provenire dagli altri programmi di Next Generation EU, dal bilancio pluriennale europeo 2021-2027 varato dallo stesso Consiglio europeo del 17-21 luglio, e dalle iniziative dell’Eurogruppo.

Le opportunità vanno sfruttate

Le precedenti considerazioni sottolineano che i requisiti, previsti per l’accesso ai diversi fondi europei, non comportano affatto vincoli troppo stringenti per l’Italia. Va infatti sottolineato che, specie per la componente di finanziamento ma – in via indiretta e parziale – anche per quella di trasferimento, queste risorse aumentano il già ingente debito pubblico del nostro paese; inoltre, pur comportando minimi oneri finanziari, nel lungo termine i finanziamenti coperti dal debito della UE andranno rimborsati.

Ne deriva che le istituzioni europee stanno offrendo all’Italia la straordinaria opportunità di allentare la sua scarsissima capacità fiscale per un congruo ma limitato periodo di tempo. Se il nostro paese dissipasse tale opportunità e usasse le risorse europee in modi inefficienti, gli squilibri macroeconomici italiani si aggraverebbero e il debito pubblico diventerebbe insostenibile.

Nel volume Italia 2030. Proposte per lo sviluppo, un gruppo di studiosi ha avanzato concrete proposte di rilancio degli investimenti pubblici e privati soprattutto nei settori innovativi e nell’educazione e formazione, di ricomposizione della spesa pubblica, di riforma delle istituzioni sia economiche e sociali che amministrative, di allungamento dell’orizzonte delle decisioni politiche.

Le opportunità vanno sfruttate

In quel disegno, sintetizzato nelle conclusioni al volume, si riprendono molte delle raccomandazioni specifiche, suggerite all’Italia dalla Commissione europea nel 2019, e si anticipano aspetti rilevanti di Next Generation EU anche sulla base del programma, elaborato dalla nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen al momento del suo insediamento. Quello stesso disegno doveva però tenere conto dei limiti, posti dalla modesta capacità fiscale del bilancio italiano; e, dati i progressi ancora parziali delle iniziative europee a maggio 2020, si limitava ad auspicare appropriati sostegni da parte della UE e dell’EA. 

A qualche mese di distanza, questi interventi si sono concretizzati in una misura che è andata al di là delle più ottimistiche previsioni.

Il disegno strategico degli investimenti e delle riforme da realizzare può essere ora finanziato con un ammontare di risorse ingente. Tale disegno può innestare un processo di sviluppo così robusto da risultare sostenibile anche sotto il profilo degli equilibri di bilancio.
Sarebbe davvero imperdonabile rispetto alle giovani e alle future generazioni, se l’Italia non sapesse sfruttare una simile opportunità.
 
 
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