Per ricostruire il valore dell’ecosistema energia attraverso i dati di contabilità nazionale è utile partire dal segmento dell’ “energia in senso stretto” che è identificata essenzialmente da tre settori: industria estrattiva, raffinazione, energia elettrica.
L’incidenza diretta di questi tre settori sull’economia nel complesso, se misurata in termini di valore aggiunto, è pari al 2%.
Si tratta però di settori la cui attività comporta l’utilizzo di un volume significativo di prodotti intermedi, materie prime e semilavorati, acquistati da altri settori e in quota significativa importati. Per questo motivo, l’incidenza di questi settori sul totale dell’economia in termini di valore della produzione è decisamente superiore a quella calcolata sul valore aggiunto, pari a oltre il 4%.
Molto diverso il rilievo di questi settori se ci si basa sull’occupazione. Essendo a elevata intensità di capitale, utilizzano relativamente poco lavoro. Cosicché il loro peso in questo caso si riduce soltanto per circa mezzo punto percentuale.
L’elevata intensità di capitale comporta che il peso dell’energia in senso stretto sulla dotazione di capitale fisico dell’economia è alto: 4,5% sull’intero stock di capitale fisico dell’economia.
Proprio l’elevato stock di capitale di questi settori fa sì che anche il flusso di investimenti sia significativo, pari al 4% sul totale degli investimenti effettuati in Italia negli ultimi anni.