Dal basalto arricchito alle imbarcazioni, la nuova fibra è sostenibile e circolare

“Noi non buttiamo via niente e non lasciamo niente in giro” dice Cristiana Talon presentando allo stand di Amer Yachts, al Salone Nautico, il nuovo prodotto Filava. Il cinquantanovesimo Salone Nautico di Genova ha aspirazioni green e ha cercato di allargare il tema ambientale oltre il terreno consueto della tutela del mare e delle sue specie.

speciale: Racconti d'impresa

Da anni si parla di santuario dei cetacei, di delfini e di pesca sostenibile, ma le barche? Dopo l'annus horribilis del 2008 la nautica ha attraversato un periodo di sofferenza: i primi segnali di ripresa si sono visti nel 2014 e ormai sono quattro anni che il trend positivo si è confermato. È il momento quindi di porsi nuovi traguardi.

Cristiana Talon e il socio Enrico Benco vengono dal mondo della vela, dall'America's Cup, Benco col Moro di Venezia e Talon con Mascalzone Latino, e hanno potuto vedere l'eccellenza della tecnologia ma anche le sue ricadute e i suoi limiti. L'idea innovativa della loro società GS4C (Go Saling, for a Change) è stata portare nel settore della nautica, rimasto ancorato a una visione del business piuttosto tradizionale, nuove idee e nuovi modelli di business. Nel mercato delle barche a comandare è stato da sempre il design – importantissimo, per carità – e il motore per prestazioni e consumi. Su questi obiettivi i cantieri si sono impegnati al massimo ma la ricerca sui materiali (a eccezione di quelli dedicati a singole imbarcazioni da super regata) è stata piuttosto timida: quando si deve investire sul design per reggere la concorrenza poco resta per permettersi sperimentazioni in proprio e i costi di produzione vanno tenuti sotto controllo. L'idea di GS4C dunque è stata duplice: far incontrare la mentalità “tradizionale” della nautica con la ricerca avanzata, con i nuovi materiali, con avventure imprenditoriali che altrimenti resterebbero fuori dall'orbita dei cantieri. Il secondo punto è stato privilegiare per questo incontro il campo della sostenibilità ambientale, dell'economia circolare.

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Il basalto, presente in siti vulcanici, è il materiale di partenza della fibra Filava

Come altri imprenditori hanno iniziato cercando sostegno negli incubatori di impresa, diventati un fenomeno ormai diffuso: “ma non abbiamo trovato quello che cercavamo” dice Benco. Lo hanno invece trovato in Assolombarda e in Ucina, una duplice collaborazione che ha consentito a GS4C di portare i risultati dello scouting a contatto con le personalità imprenditoriali giuste. Dal 2016 GS4C, nata come start-up, è diventata una PMI innovativa. I due imprenditori hanno selezionato fra le soluzioni tecnologiche “a discarica zero” un produttore belga, la Isomatex, che ha realizzato una fibra minerale, Filava, ottenuta dal basalto arricchito che, unito alla resina, sostituisce in toto la vetroresina. E si sa che la vetroresina è un materiale dal difficilissimo smaltimento tanto che gli scafi e i modelli usciti dal commercio finiscono spesso in depositi dove si deteriorano all'infinito, di fatto abbandonati. E inquinanti.

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Un dettaglio della fibra ecosostenibile Filava

Con Filava, come dice Talon, “non si butta via niente”: si tratta di un materiale completamente riciclabile secondo un modello di economia circolare, cradle-to-cradle. Partendo dal basalto – che è abbondante in natura, in particolare in siti vulcanici – arricchito con selezionati minerali per portarlo a una qualità costante e ripetibile, quindi certificabile, secondo una formula chimica individuata dall'imprenditore belga, si ottiene una fibra minerale da cui si ricava un tessuto molto flessibile, morbido al tatto. Con un processo di infusione sottovuoto si unisce la bioresina epossidica e si ottiene il materiale con cui produrre modelli e scafi e tutte le parti dell'imbarcazione per cui oggi si usa la vetroresina. “A fine vita commerciale – spiegano gli imprenditori – attraverso pirolisi si scompone nuovamente il materiale: la resina fa da combustibile e il FILAVA torna al suo stato originale, perfettamente riutilizzabile. Non solo: non ci sono scarti di produzione, gli sfridi infatti possono subito essere riutilizzati. Dalla materia prima al semilavorato quindi nuovamente alla materia prima. La road map per certificare il processo è stata concordata da GS4C con AMER YACHTS, Enea e con Rina.

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Il basalto è il materiale di partenza per realizzare la fibra sostenibile Filava

A comprendere la portata innovativa di questo componente sono stati i cantieri Amer di Sanremo: “Siamo stati subito interessati – spiega Barbara Amerio – e stiamo progettando un'imbarcazione, un 80 piedi, con Filava, saremo pronti non prima del 2021 ma ci crediamo molto. I costi iniziali maggiori saranno compensati dai risultati e dal riutilizzo immediato degli sfridi”. Intanto GS4C ha realizzato un prototipo, un mini650, e con gli sfridi è stato costruito un optimist: entrambe le imbarcazioni sono alla scuola di mare di Santa Teresa – Lerici.

Per rendersi conto di cosa sia la fibra Filava bisogna toccarla e misurare da subito la differenza con la vetroresina. Sostenibilità e ambiente, quindi, ma il mercato? “Crediamo – dice Talon – che anche il mercato della nautica stia evolvendo in prospettive eco sostenibili. La barca resta uno status symbol ma sta avanzando una nuova sensibilità e forse i cantieri non hanno ancora pienamente compreso la portata del cambiamento di mentalità dei millenials. Quando questi giovani diventeranno consumatori valuteranno la sostenibilità, la responsabilità ambientale, l'aver eliminato rifiuti inquinanti. Elementi che diventeranno atout commerciali. La verità è che siamo già in ritardo”.

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Dettaglio della fibra Filava

Filava trova la sua prima e naturale applicazione nella nautica ma può sostituire la vetroresina ad ampio spettro, ad esempio per le pale eoliche: la Ue stima che ogni anno si produrranno oltre 38 mila tonnellate di pale, oggi in vetroresina. La distribuzione di Filava è un'esclusiva di GS4C sul mercato europeo per la nautica e per tutti i settori in Italia. Il tutto in un’ottica circolare, non più fine vita dei materiali, ma riutilizzo “dalla culla alla culla”.

 
 
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