Segnale ancor più indicativo del disagio giovanile arriva dal tasso di mancata partecipazione, che misura la quota di individui disponibile a lavorare. Nel 2018 tra gli under 24 l’indicatore in Lombardia si è abbassato di quasi 3 punti percentuali rispetto all’anno prima (dal 33,7% al 31,0%), mentre a Monza Brianza e Lodi il dato 2018 si è collocato poco sopra quota 27%, con una riduzione che in due anni è stata rispettivamente di 13 e 11 punti.
Tipico tra i giovani è il fenomeno dei Neet, acronimo di «Not in Employment, Education or Training» con il quale vengono indicati i giovani che, all’indagine dell’Istat, si dichiarano non occupati e non inseriti in percorsi di istruzione e formazione. Particolarmente significativa è poi la scomposizione dei Neet tra “attivi” e “inattivi”: i primi coincidono con i disoccupati (esclusa la piccola parte che, mentre cerca lavoro, è anche impegnata in corsi di formazione), gli altri sono giovani che, pur avendo terminato gli studi e non avendo ancora un lavoro, tuttavia non lo cercano.
Qualche numero può aiutare a comprendere meglio il fenomeno, che in Lombardia nel 2018 è sceso dal 14,2% al 13,1%. In termini assoluti in Lombardia i giovani fra i 15 e 24 anni sono 933mila, di questi 588 mila sono studenti e 217 mila hanno un lavoro: i rimanenti 128 mila vivono ai margini del mercato del lavoro, tra Neet (122 mila) e disoccupati che non rientrano tra i Neet perché impegnati in corsi di formazione (poco più di 6mila).