C’è un modo differente di fare impresa, che non ha soltanto tra le proprie finalità il business ma anche di generare ricadute positive per la società e per l’ambiente. Sono tanti gli imprenditori che perseguono questi obiettivi, ma la loro difficoltà è distinguersi in un mondo in cui tutti, a diversi livelli, valorizzano il loro impegno in tal senso. Esistono però strumenti per indicare in modo preciso al pubblico, ai clienti e agli investitori la propria volontà di operare anche per il bene comune. Uno di questi, tra i più efficaci, è dare alla propria azienda la forma giuridica di società benefit.
L’Italia prima e unica in Europa
Ci spiega di che cosa si tratta Nicoletta Alessi, un’esperta nell’accompagnare le imprese che vogliono intraprendere questo percorso, laureata in filosofia, con un lungo impegno nel terzo settore e l'esperienza maturata occupandosi di CSR e sostenibilità per l’azienda di famiglia. «Le società benefit», spiega, «sono una forma giuridica prevista dall’ordinamento italiano che l’ha introdotta, per primo in Europa, con la Legge di Bilancio del 2016. Al momento siamo anche gli unici nel Vecchio Continente a prevedere questo tipo di imprese, da tempo invece riconosciute in molti stati degli Stati Uniti e in diversi Paesi dell’America Latina».
Operare per il beneficio comune
Ma che cosa sono le società benefit? «La nostra normativa», dice Alessi, «le ha introdotte per dare una collocazione formale a quelle imprese che non perseguono solo uno scopo di lucro ma anche ciò che la legge definisce “finalità di beneficio comune”. Vogliono cioè realizzare un impatto positivo sulla società. Si tratta di aziende “normali”, come Spa o Srl, che vogliono però oltre agli utili creare valore per gli stakeholder, prendendosi innanzi tutto un impegno generale a essere sostenibili e responsabili nei confronti di tutti gli interlocutori sociali e dell’ambiente, e poi inserendo nel proprio statuto finalità specifiche di beneficio comune che definiscono il modo con cui l’impresa, attraverso il suo business, si impegna a creare valore per la società». Parliamo, insomma, di società che, pur restando a scopo di lucro, integrano scopi di impatto finora tipici solo delle organizzazioni non profit. Le finalità di beneficio comune, una volta che sono inserite nello statuto dell’impresa, diventano anche un impegno vincolante per gli amministratori.