Marco Bucci è stato eletto Sindaco di Genova nel 2017 dopo una lunga carriera nell’industria con diverse esperienze di lavoro all’estero. Si è trovato alla guida di Palazzo Tursi in anni che si sono presto rivelati difficilissimi, prima per la sua città, con la tragedia del crollo del ponte Morandi nel 2018, e poi per mondo intero, con l’esplosione della pandemia lo scorso anno. La ricostruzione del ponte – coronata da un successo unanimemente riconosciuto – è senz’altro il miglior modo per onorare la memoria delle vittime, ma anche il frutto sano di uno sforzo e di un’esperienza collettiva di cui Bucci, come Commissario straordinario, è senz’altro il più importante custode. Per questo il suo contributo nel dibattito sulle risorse che il PNRR destina alle infrastrutture è prezioso. Lo abbiamo intervistato a valle dell’evento “Il futuro delle infrastrutture per un'Europa più vicina” trasmesso in streaming su Genio & Impresa.
Quante risorse prevede che saranno investite a Genova grazie al PNRR? Quali sono gli investimenti più importanti per consistenza o anche per rilevanza economica, sociale, ambientali degli impatti previsti?
Per Genova si tratta di 5 miliardi, oltre ai 5 miliardi già previsti per la gronda autostradale. È opportuno tenerli separati perché i secondi sono in capo alla società concessionaria. Si tratta dunque di un volume di investimenti molto rilevante. Per quanto riguarda il PNRR, le risorse andranno innanzitutto per la nuova diga foranea che consentirà l’accesso in piena sicurezza a navi di grandi dimensioni e per lo sviluppo ecosostenibile del porto alimentandone tutte le attività attraverso energia da fonti rinnovabili; non meno importante l’investimento per l’infrastruttura digitale – server farm, rete – che consentirà lo smistamento dei dati in ingresso e in uscita da due grandi cavi sottomarini che vedono Genova come loro approdo europeo (il BlueMed e il 2Africa) e che attraverso il Mediterraneo connetteranno l’Europa al resto del mondo. In fondo non stiamo facendo altro che consolidare la vocazione plurisecolare di Genova come “porta”: per le merci, per le persone e oggi anche per i dati.